Il Canto degli Italiani, noto come Fratelli d’Italia o Inno di Mameli, venne scritto dall’allora studente e patriota Goffredo Mameli nel 1847. In quello stesso anno inviò il testo a Torino per farlo musicare dal maestro genovese Michele Novaro che ne rimase subito conquistato.
L’inno debuttò pubblicamente il 10 dicembre 1847 a Genova, presentato alla popolazione sul piazzale del santuario della Nostra Signora di Loreto del quartiere di Oregina, durante la commemorazione della rivolta del quartiere genovese di Portoria contro gli occupanti asburgici. Per l’occasione venne eseguito dalla Filarmonica Sestrese.
Dopo l’Unità d’Italia, venne scelta la Marcia Reale composta nel 1831 come inno: il Canto degli Italiani aveva contenuti troppo poco conservatori, ed era caratterizzato da una decisa impronta repubblicana e giacobina. Nel 1862 Giuseppe Verdi, in occasione del l’Esposizione Universale di Londra, affidò al Canto degli la funzione di rappresentare l’Italia perché meglio esprimeva il sentimento di unità nazionale.
A termine della Seconda Guerra Mondiale venne scelta La canzone del Piave come inno nazionale fino al Consiglio dei Ministri del 12 ottobre 1946, quando Cipriano Facchinetti comunicò ufficialmente che “Su proposta del Ministro della Guerra si è stabilito che il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettui il 4 novembre p.v. e che, provvisoriamente, si adotti come inno nazionale l’inno di Mameli”.
In epoca recente si deve al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l’azione di valorizzazione dei simboli patri italiani: l’inno della nazione, il ripristino del giorno festivo per la Festa della Repubblica del 2 giugno e la relativa parata militare in via dei Fori Imperiali a Roma.
Testo integrale
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta;
dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria? Le porga la chioma
ché schiava di Roma Iddio la creò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Noi siamo da secoli calpesti, derisi
perché non siam popolo, perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica bandiera, una speme:
di fonderci insieme già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci; l’unione e l’amore
rivelano ai popoli le vie del Signore.
Giuriamo far libero il suolo natio
uniti, per Dio, chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò
Dall’Alpe a Sicilia dovunque è Legnano;
ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano;
I bimbi d’Italia si chiaman Balilla;
il suon d’ogni squilla i Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Son giunchi che piegano le spade vendute;
già l’aquila d’Austria le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia e il sangue Polacco
bevè col Cosacco, ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
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