Storia del voto alle donne: dall’Unità d’Italia al 1946

21 novembre 2016

La fondazione milanese Anna Kuliscioff, con l’Unione Femminile Nazionale, l’Università degli Studi di Milano – Bicocca e l’Archivio di Stato, ha realizzato un programma di mostre e incontri in occasione del 70esimo anniversario del diritto di voto alle donne in Italia. Il ciclo di appuntamenti ha come titolo “Il voto alle donne: non solo 70 anni!” perché la lunga e difficoltosa battaglia per ottenere questo diritto ha inizio già all’indomani dell’Unità d’Italia nel 1861.

Nascono i primi movimenti femminili che chiedono, per la prima volta, l’estensione dei diritti già contemplati per le lombarde, venete e toscane a tutte le italiane. Con lo Statuto Albertino e il codice civile Pisanelli del 1865, la donna viene però posta sotto tutela del marito. Questo non ferma il fiorire di ulteriori movimenti, associazioni che sottoscrivono petizioni, come quella firmata da Anna Maria Mozzoni, giornalista e attivista politica milanese. Ancora la Mozzoni, nel 1880, dà vita alla Lega Promotrice degli interessi femminili con Paolina Schiff. Nascono riviste importanti come Il Periodico Femminile che, nel 1901, pubblica le dichiarazioni di Elisa Boschetti “Noi, e soltanto noi, dobbiamo essere le fautrici delle nostre libertà”. Il 1906 è un anno importante per i le donne italiane: 10 maestre presentarono la richiesta di essere iscritte alle liste elettorali. La Corte di Appello di Ancona accettò quella richiesta.


Nel 1907 la battagliera Anna Mozzoni scrive una mozione per il Voto politico e amministrativo femminile, presentato alla Camera dei Deputati il 25 febbraio. La discussione sul suffragio femminile è intensa ma dopo due anni di studi, a cura di una commissione appositamente nominata , arriva un sonoro rifiuto. Il dibattito sui diritti delle donne continua febbrile, si espone anche Anna Kiluscioff che dichiarò illogica la “misoginia elettorale dei socialisti”. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale le donne sono impegnate in prima linea nel mondo del lavoro, dai campi alle fabbriche. Nel 1919 alla Camera si vota a favore dell’abolizione dell’autorità maritale sulle donne. E’ solo dopo il secondo conflitto mondiale, con l’impegno femminile nella Resistenza e nella lotta di Liberazione, che le donne vedono riconosciuto quanto chiedono da tempo.  Nel gennaio 1945 il Consiglio dei Ministri approva il diritto di voto alle donne che hanno superato il 21esimo anno di età. Con il decreto del marzo 1945 si approva anche l’eleggibilità femminile: 2000 le candidate alla prima tornata elettorale del marzo 1946, 21 le donne elette nel giugno 1946 per la prima volta in Parlamento.



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